Il Postulatore della Causa di Rosa Maria Serio: fra Serafino Maria Potenza


 Fra Serafino Maria Potenza, al secolo Alessandro, nacque a Genova il 18 novembre 1697 da genitori napoletani. Il padre, che lavorava nell’ambito del commercio, si trasferì nella città ligure per motivi di lavoro. Il giovane Alessandro, rimasto orfano nel 1709, rientrò a Napoli. Qui, il 5 marzo del 1714, vestì l’abito carmelitano, iniziando così il suo noviziato. L’anno successivo, il 7 marzo 1715, emise la professione solenne e fu affiliato al convento di Chiaia della città partenopea. Iniziò e concluse nel 1722 i sette anni di studi di teologia e filosofia. Poco dopo fu trasferito a Roma, presso il convento di Santa Maria in Traspontina, ove giunse il 6 gennaio 1723. Qui continuò ad approfondire la storia dell’Ordine, così come aveva cominciato a fare a Napoli. Particolare attenzione ebbe per i carmelitani e carmelitane che erano morti in fama di santità, o che, ancora in vita, si distinguevano per le loro virtù. Questo suo interesse lo portò ad occuparsi dei carmelitani candidati alla canonizzazione. Fin dai primi anni romani, infatti, assolse i compiti di Postulatore Generale dell’Ordine. Tra le Cause dei Servi di Dio che più lo impegnarono, vi fu quella della Venerabile Madre Rosa Maria Serio.
Roma- Convento di S. Maria in Traspontina
Morta in odore di santità nel 1726, ben presto fu avviata la sua Causa di canonizzazione. Nel 1729 fu istruito a Fasano il Processo Informativo sulla fama di santità, vita, virtù e miracoli e quello sul culto non prestato. Gli atti, conclusi e sigillati, furono spediti a Roma, ove giunsero l’8 febbraio 1731. Il 3 marzo dello stesso anno si ottenne il decreto di apertura per lo studio degli stessi. Il 20 luglio 1734 padre Potenza chiese alla Sacra Congregazione dei Riti la nomina del cardinale Pietro Maria Pieri O. S. M. come Ponente della Causa, sostituito, poi, dal cardinal Carlo Maria Sacripante. Dal 1738 al 1741 furono esaminati gli scritti della Serva di Dio che, il 22 aprile di quest’ultimo anno, ottennero il decreto di approvazione. Sempre nel’41 fu segnata la Commissione per istruire il Processo Apostolico sulle virtù e i miracoli in genere. Nel frattempo, nel 1742, fu aperto il Processo Ordinario sul non culto prestato che ebbe, nel 1743, l’approvazione in base ai Decreti di Urbano VIII. La Causa procedeva senza interruzioni, tanto che, il 24 luglio 1743, furono spedite le lettere remissionali, cioè le deleghe per celebrare il processo apostolico sulle virtù e i miracoli in genere, all’Arcivescovo di Bari, mons. Muzio Gaeta, al vescovo di Conversano, mons. Giovanni Macario Valenti, presto sostituito da mons. Giuseppe Giusti, vescovo di Venosa e il al vescovo di Polignano mons. Andrea Vinditti. Intanto, a Fasano, nel monastero di san Giuseppe, che la Serio aveva retto per lunghi anni, si aprì un astioso conflitto tra le monache, divise tra chi sosteneva la Priora, Madre Benedetta dello Spirito Santo, sorella di Rosa Maria, paladina del tradizionale e rigoroso regime di clausura, e chi sosteneva la giovane Rosa Maria Petrini, che chiedeva più libertà e minore severità.
Archivio Generale dei Carmelitani
 Lo scontrò fu così animoso che superò i confini di Fasano e della Puglia, arrivando fino a Roma e alla Santa Sede. Inevitabilmente, i tumulti del monastero coinvolsero anche la Causa della Venerabile, fin tanto che, il 14 agosto del 1746, Benedetto XIV vi impose il perpetuo silenzio. Nonostante i tentativi compiuti, nel corso dei secoli, per riaprire la Causa, essa rimane ancora ferma negli archivi dei Sacri Palazzi. 

Simona Durante