L’interessamento
dei carmelitani Gabriel Wessels, postulatore dell’Ordine, e Pier Tommaso
Quagliarella, provinciale della Provincia Napoletana, è fondamentale per
comprendere la serie di iniziative e la rinnovata devozione a Rosa Maria Serio,
che caratterizzarono il primo trentennio del Novecento. Il risveglio fu tale da
sfociare nella richiesta, nel 1928, dei vescovi pugliesi alla Congregazione
delle Cause dei Santi presso la Santa Sede di riaprire il processo di
beatificazione della venerabile pugliese.
Sin dal 1908,
infatti, il padre Wessels ripetutamente chiedeva allo storico fasanese don
Giuseppe Sampietro di raccogliere in loco documentazione e informazioni sulla
venerabile e sul monastero di San Giuseppe, allo scopo di organizzare la
riapertura della causa. Nel 1911, solo tre anni dopo, pubblicava una biografia
di Rosa Maria in latino su Analecta Ordinis Carmelitarum, la rivista
ufficiale dell’Ordine, mentre i suoi appunti personali, probabilmente destinati
a circostanziare una relazione per la Santa Sede, sono ricchi di dettagli circa
i motivi che, dal periodo napoleonico fino alla conquista garibaldina dell’Urbe
(20 settembre 1870), portarono ad un arresto dell’attività dell’Ordine – come
tanti altri quasi sull’orlo dell’estinzione – anche nell’ambito della
postulazione con l’accantonamento delle cause più importanti e tra esse quella
di Rosa Maria Serio.
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Archivio Generale dei Carmelitani |
Ben presto però l’attività del postulatore si incrociò con
quella del provinciale, padre Pier Tommaso Quagliarella, il quale, dal canto suo,
non aveva mai smesso di diffondere, soprattutto a livello locale, la conoscenza
e la devozione verso la carmelitana pugliese. Fu grazie a lui che, nel 1924, a
Taranto, si pregò la venerabile, affinché intercedesse per la guarigione di una
bambina moribonda, poi miracolosamente guarita. Tre anni dopo, egli diede alle
stampe una nuova biografia di Rosa Maria, che, per il suo tenore divulgativo
ebbe una larga diffusione. Nel 1928, invece, lo troviamo a Fasano, per
raccogliere notizie su altri due presunti miracoli attribuiti alla venerabile.
Intanto, da diversi luoghi e, in particolare, dalle città dove erano allora
presenti i carmelitani, come Taranto e Mesagne, continuavano a raccogliersi
petizioni e firme per i vescovi locali e per Roma, sempre allo scopo di
sollecitare e invocare la riapertura della causa.
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Archivio Generale dei Carmelitani |
Nel febbraio
1928, il padre Quagliarella informò il postulatore padre Wessels di aver
incontrato il vescovo di Monopoli, per parlare della venerabile e del suo
processo. Tre mesi dopo, lo aggiornava su una sorprendente circostanza: probabilmente
grazie al presule di Monopoli, aveva avuto la possibilità di rivolgersi
direttamente all’assemblea dei vescovi di Puglia, per perorare il loro
intervento sulla questione Serio, ottenendo dal consesso un voto
alla Santa Sede per la riapertura della causa. A tal fine, invitava il
postulatore a preparare tutta la documentazione necessaria per la Congregazione
delle Cause dei Santi, ben sapendo che i vescovi di Puglia non potevano
assumere alcuna iniziativa, prescindendo dall’Ordine, “parte attrice” della
causa di Rosa Maria e interlocutore privilegiato della Santa Sede.
Il copioso
dossier, che registra la costante, laboriosa e collaborativa attività dei carmelitani
Gabriel Wessels e Pier Tommaso Quagliarella, condotta in un clima di serena e
umile operatività e sempre orientata a sostenere l’interesse storico e
storico-agiografico, mai quello personale, testimonia quanto lo zelo
dell’Ordine contribuì a creare, persino negli anni immediatamente successivi agli
sconvolgimenti del Risorgimento italiano e a quelli a cavallo della Prima
guerra mondiale, un ampio movimento favorevole alla ripresa del processo: essi
più che scrivere, fecero scrivere in Vaticano. Purtroppo, passati pochi giorni
dalla richiesta dei vescovi di Puglia, giunse da Roma ancora una volta una
risposta negativa che rinnovava il silenzio sulla causa.
Elena Casella