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Il Gran Maestro Raymond Despuig |
Siamo nella seconda
metà del 1737, quando lo spagnolo Raimondo Despuig, Gran Maestro dell’Ordine di
Malta (1736-1741), scriveva prima a Serafino Potenza, postulatore dei
carmelitani, e, a distanza di qualche mese, a suor M. Benedetta Serio, priora
delle carmelitane di Fasano, per ringranziarli dell’intenzione che “hanno di
dedicarmi la vita della Venerabile Rosa Maria Serio loro sorella”. La Vita, scritta dal gesuita Giuseppe Gentili,
infatti, uscirà alle stampe agli inizi dell’anno successivo e, come si legge
sul frontespizio, sarà “dedicata all’Eminentissimo e Reverendissimo Signore Fr.
D. Raimondo Despuig, Gran Maestro dell’Ordine di San Giovanni Gerosolimitano,
Principe di Malta, del Gozzo”.
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Archivio Generale dei Carmelitani - firma del Gran Maestro R. Despuig |
Nelle due lettere,
custodite nell’Archivio Generale dei Carmelitani, Despuig, oltre ad esprime il
suo ringraziamento, si impegnava a collaborare il più possibile per diffondere
la venerazione a Rosa Maria e ad offrire, tramite il suo ambasciatore a Roma, la
sua assistenza per il processo di beatificazione. Dalla lettura del sunto del
processo di beatificazione, inviatogli dal postulatore, era rimasto colpito dai
tanti prodigi compiuti dalla Venerabile e si compiaceva che “codesto Venerabile
Monistero [di Fasano] dia al mondo cattolico esempi di santità”.
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Fasano - Palazzo del Balì |
Come mai la Vita di
Rosa Maria Serio veniva dedicata al Gran Maestro di Malta? L’Ordine di Malta
aveva parecchi feudi o baliaggi nel Sud Italia e, tra questi, quello di Fasano
che, insieme a quello della vicina Putignano, dipendeva dall’abbazia di Santo
Stefano di Monopoli. Attraverso il suo balì, l’Ordine di Malta governava sul
territorio fasanese. Era, dunque, un atto doveroso per le carmelitane di Fasano
dedicare il libro all’Autorità suprema dell’Ordine con la conseguente
aspettativa di riceverne l’appoggio per la riuscita del processo.
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Fasano - Arco del Balì |
Tuttavia, quando il
processo della Venerabile iniziò a trovare degli ostacoli, a causa dei dissidi
interni alla comunità e, soprattutto, dei disonesti interessi di qualche
prelato, fu inutile per il postulatore chiedere l’aiuto del Gran Maestro. Il
successore di Despuig, il portoghese Manuel Pinto de Fonseca (1741-1773), si
era, infatti, fidato delle voci contrarie alla causa, per cui decise di non
intervenire.